giovedì 25 luglio 2013

Happy hour: attenzione a non trasformarlo in una trappola


Si chiama drunkoressia: è il nuovo disturbo alimentare in tempo di happy hour.

Consiste nel tenersi un digiuno per tutta la giornata per arrivare a stomaco vuoto al momento dell’aperitivo così da buttarsi su pizzette, snack e salatini, accompagnati da drink superalcolici. Un trend pericoloso e dannoso per la salute che dilaga tra la popolazione di teenager e che è stato al centro di un recente dibattito nel corso di un convegno milanese. 
In tempo di crisi l’happy hour può rappresentare una valida alternativa a una costosa cena al ristorante o alla noiosa pasta al pomodoro preparata a casa.

Costa poco, ci si da appuntamento in un locale a suon di musica e probabilmente pieno di persone interessanti da conoscere.

Eppure nasconde insidie e pericoli da non sottovalutare. Inutile nasconderlo, happy hour è sinonimo di drink alcolici, stuzzichini di dubbia fattura piuttosto oleosi, snack e gustose pietanze arricchite di salse e pieni di calorie.

E il fatto che si possa mangiare a sbafo, andando e venendo ripetutamente dal tavolo buffet, non aiuta di certo.
E allora bisogna mettere al bando il tanto amato happy hour? Certamente no!
Basterebbe iniziare a guardarlo con occhi disincantati e ricordarsi che si tratta di un pasto completo, non è un leggero aperitivo che prelude una sostanziosa cena.
Prima di tutto evitiamo di arrivarci affamati, magari se facciamo uno spuntino a metà pomeriggio saremo più lucidi e capaci di fare una selezione al tavolo da buffet; teniamoci alla larga da alimenti ricchi di salse e burro ma evitiamo anche di farci una pancia di verdure crude che possono essere una insospettabile riserva di zuccheri e calorie (come le carote e l’anguria) e in eccessive quantità possono agire sulla flora intestinale e procurarci fastidi alla pancia. Via libera a verdure e carni bianche cotte alla griglia, prosciutto crudo, formaggio fresco, sottaceti, spiedini di pesce e verdure e…divertimento assicurato, insieme alla salute!

Happy hour: attenzione a non trasformarlo in una trappola

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