La diagnostica per immagini sta allargandosi sempre di più e sta raggiungendo i confini più lontani a tal punto che sembra che la semeiotica strumentale abbia superato quella clinica.
Questa repentina forma del progresso e della ricerca scientifica ha portato gli ostetrici, come anche gli specialista che intervengono durante il II stato del travaglio a porsi alcune domande.
Cosa si chiede l’ostetrico durante il parto?
Riuscirà la testa del feto ad attraversare senza ostacoli il canale di parto?
A questa domanda si risponde valutando le condizioni normali prima del periodo espulsivo: la testa del feto dovrebbe essere posta in modo favorevole rispetto al bacino materno e completamente flessa in modo che il suo diametro più corto possa nuotare facilmente e raggiungere il canale del parto.
Poi grazie ai premiti materni arriverà al termine della galleria (verrà, quindi, espulso dall’utero materno e vedrà la luce).
Quanto è flessa la testa del feto?
Se quest’ultima non è completamente flessa, anche una lieve inclinazione potrebbe far pensare ad una posizione detta di “tregua”. In questo caso la testa che si trova in una posizione sfavorevole raggiungerà la giusta deflessione al momento del travaglio con la spinta della mamma.
Se, infine, la deflessione è notevole, sarà lo specialista ad intervenire nei tempi e nei modi a lui consentiti poiché la mamma non può riuscire a spingere da sola il feto.
Perché l’ostetrico e il chirurgo si chiedono l’esatta posizione della testa e la sua inclinazione?
E’ essenziale capire quanto prima ovvero durante il travaglio in quale posizione si trova il feto poiché un’eventuale sosta più lunga della norma nel canale di parto potrebbe comportare mancanza di ossigeno nel bambino o eventuali problemi futuri ai genitali femminili.
Cosa succede se il feto si ferma durante il periodo espulsivo?
Se si verifica la situazione di blocco, l’ostetrico dovrà provvedere all’uso di una ventosa o trovare analoghe situazioni.
Il taglio cesareo potrebbe rivelarsi dannoso e rischioso a livello fetale e potrebbero verificarsi emorragie endocraniche fetali.
E’ opportuno che il feto attraversi le stazioni all’altezza e nei tempi giusti e che eventualmente la mamma possa essere aiutata nel momento dell’espulsione.
Per valutare tutto questo e per poter misurare l’esatta posizione e il diametro più corto e più lungo della testa fetale, esiste proprio l’ ecografo che prima del travaglio permette di conoscere lo stato al momento e poi di monitorare la donna fino all’espulsione. Si possono infatti ricercare le stazioni e seguire tutte le fermate inclusi gli eventuali stop che non dovrebbero verificarsi, ma che, eventualmente, si è pronti a sbloccare.
Qual’e’ il ruolo principale dell’ ecografia in sala parto?
L’ ecografia ha permesso di superare gli ostacoli ed è oggi presente in quasi tutte le sale parto.
La diagnosi di presentazione fetale con l’ecografia transaddominale è facile ed è precisa: si pone il transduttore trasversalmente al di sopra della sinfisi pubica materna ed immediatamente si viene a conoscenza sulla posizione fetale.
La posizione fetale potrebbe essere:
- cefalica,
- podalica,
- di spalla.
Inoltre con l’ ecografia si può stabilire scorrendo su tutta la colonna il grado di flessione della testa fetale e dunque l’eventuale livello di deflessione.
Se si vuole sfruttare la potenzialità di questo strumento si può poggiare il transduttore in posizione longitudinale sulle grandi labbra o sul perineo e si potrà capire il livello di difficoltà che il parto potrà presentare.
Infine, l’ecografo si rivela utile anche dopo il parto poiché si può osservare se la placenta è stata espulsa completamente o affatto; in quest’ultimo caso bisognerà procedere manualmente.
L’ ecografia guida pertanto la mano dell’ostetrico e contribuisce a dare la sicurezza che non vi siano più residui di placenta all’interno dell’utero.
Concludendo, l’ecografia è molto utile nella diagnosi e gestione delle malformazioni o mal presentazioni fetali così come durante e dopo il parto.
Come per tutti gli esami, l’uso routinario dell’ecografia in sala parto, può portare ad una condotta interventista in caso di difficoltà o di dubbio.
Tra i giovani c’è la tendenza ad affidarsi ciecamente all’ ecografia e a provvedere al taglio cesareo di fronte ai primi intoppi; i ginecologi più anziani si fidano di più dell’analisi clinica e della loro esperienza, convinti, che il più spesso le apparenti difficoltà si risolvono spesso da sole.
In altre parole tendono ad usare con più saggezza l’ecografo, ottimizzando al massimo quanto di utile può fornire, ma nello stesso tempo, sono propensi ad usare più scrupolo e più cautela.
L’importante è l’aiuto che d’ora in poi l’ecografo darà, ma, sono pur sempre macchine e il ricorso all’esperienza e all’uso intelligente della nuova strumentazione andrebbe sempre considerato.
Fonte:
Manuale di Ecografia a cura di G. Rizzo 2015
Fonte: https://www.idoctors.it/blog/ecografia/
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