lunedì 31 ottobre 2016

Contraccezione Maschile: Ci Siamo Quasi?

Sempre più vicini ad una contraccezione affidabile anche per l’uomo: uno studio multicentrico condotto dalla University of Edinburgh ha dimostrato che l’iniezione intramuscolare di una combinazione di due ormoni (testosterone e progesterone), in maniera controllata e specifica, ha permesso di avere un tasso di successo nel prevenire le gravidanze non programmate del 96%, seppur con alcuni effetti avversi che potrebbero pregiudicarne una futura applicazione.

La contraccezione maschile è un tema che impegna attivamente la ricerca degli esperti di riproduzione. Da anni si sta tentando di replicare il successo ottenuto con la pillola estroprogestinica nella donna anche nell’uomo. Diversi sono stati i tentativi ma ad oggi non si sono ottenuti risultati applicabili nella vita di tutti i giorni, anche se evidenze riportate da studi precedenti hanno costituito un terreno fertile per lo sviluppo di farmaci nuovi e più efficaci.

Lo studio

Il trial attuale, pubblicato sul “The journal of clinical endocrinology and metabolism”, ha visto reclutati 320 uomini sani, di età compresa tra 18 e 45, e le loro partners, di età compresa tra 18 e 38 anni, entrambi senza problematiche di fertilità;

Obiettivi principali sono stati:

  • Valutare il tasso di soppressione della spermatogenesi: calcolata dalla concentrazione di spermatozoi, che doveva essere uguale inferiore alla soglia di fertilità (1 milione/mL per eiaculato)
  • Verificare il livello di protezione dalla gravidanza per un periodo efficace di 56 settimane (durata dello studio).

Obiettivi secondari sono stati:

  • Mantenimento della soppressione della spermatogenesi
  • Reversibilità del trattamento, quindi il ritorno alla condizione ideale di fertilità (concentrazione spermatozoica maggiore o uguale a 15 milioni/mL per eiaculato)
  • Determinazione dei livelli ematici di gonadotropine (ormoni che inducono lo sviluppo e la maturazione degli spermatozoi) ed ormoni steroidei
  • Sicurezza del trattamento
  • Aderenza al regime, ossia la volontà dei soggetti in studio di riutilizzare il metodo anche nella vita quotidiana se questo venisse commercializzato.

Il trattamento prevedeva l’iniezione intramuscolare, in due dosi, di una combinazione di 1g di testosterone (testosterone undecanoato) e 200 mg di progesterone (noretisone enantato), entrambi nella formulazione a lento rilascio, ogni 8 settimane per un totale di 56.

I due composti svolgono due effetti separati:

  • Il progesterone, ormone steroideo prodotto da surrene ed ovaio, inibisce la spermatogenesi andando ad agire a livello ipofisario, dove, tramite un meccanismo a feed-back, blocca la produzione di FSH ed LH che hanno un attività promuovente la maturazione delle cellule germinali;
  • Il testosterone serve a mitigare gli effetti del progesterone, mantenendo in parte i segnali che inducono la spermatogenesi: nell’uomo è prodotto da cellule specializzate (cellule del Leydig) a partire dal colesterolo sotto lo stimolo dell’LH ed è il principale responsabile dello sviluppo sessuale nel maschio, nonché della funzionalità del sistema riproduttivo.

Risultati

I risultati ottenuti hanno dimostrato che nella stragrande maggioranza dei casi (274/320) la terapia è stata efficace nel tenere sotto al milione/mL la concentrazione spermatozoica, con un tasso di efficacia nella prevenzione delle gravidanze (secondo l’indice di Pearl) di 2.18 gravidanze/100 persone all’anno, comparabile ma non speculare a quello della pillola contraccettiva (che ha un’affidabilità del 99,99%). La reversibilità allo stato di fertilità ottimale è stata del 94.8%, mentre un soggetto, dopo 4 anni dall’ultima iniezione, è rimasto sotto la soglia del milione.

Nonostante i promettenti dati nel loro complesso, molti sono stati gli effetti collaterali riportati dai partecipanti, anche se nella quasi totalità dei casi piuttosto leggeri o moderati. In particolare: dolore al sito di iniezione, mialgia, aumento della libido, aumento dell’acne. Un soggetto è uscito dallo studio per suicidio (non correlato al trattamento), mentre tre volontari hanno sperimentato separatamente depressione, overdose da paracetamolo e tachicardia parossistica con fibrillazione atriale, probabilmente collegati al trattamento. Il sintomo più frequente è stato il cambiamento di umore.

Proprio per questi motivi lo studio è stato interrotto da due commissioni intervenute a giudicare sul caso, anche se secondo i ricercatori non sono disponibili sufficienti dati per definire completamente colpevole il farmaco utilizzato nella determinazione degli effetti collaterali, anche perché molti erano noti agli sperimentatori e riferiti in altri trial simili.

Un altro aspetto sicuramente da sottolineare è che il farmaco non è assolutamente sicuro nella prevenzione delle MST. in caso di rapporti occasionali con partner di cui non si conosca lo stato di salute, è sempre d’obbligo l’uso del profilattico.

In conclusione, sebbene probabilmente il farmaco in questione non vedrà la luce del sole (o lo scaffale della farmacia) per i motivi descritti, i promettenti risultati ottenuti dimostrano che la strada è quella giusta ed il giorno in cui la contraccezione maschile sarà una realtà è sempre più vicino.

FONTI| articolo 1 articolo 2 articolo 3

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Fonte: http://lamedicinainunoscatto.it/2016/10/contraccezione-maschile-ci-siamo-quasi/

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