mercoledì 11 giugno 2014

Whatsappite: cos'è?

Oggigiorno le infiammazioni che coinvolgono i tendini dei muscoli flessori della mano sono sempre più diffuse a causa della tecnologia e dei movimenti ripetitivi che l’uso di certi strumenti richiede.

Nonostante il salto temporale dal Game Boy a WhatsApp sia stato tutt’altro che breve – visto e considerato che la prima versione della sempre più utilizzata applicazione di messaggistica istantanea per smartphone ha visto la luce esattamente vent’anni dopo l’avvento del Game Boy – le conseguenze di un loro uso smodato sono pressoché le stesse. Infatti, se negli anni novanta si parlava di Nintendinite a causa dell’infiammazione dei pollici dovuta all’uso eccessivo della console giapponese, oggi si parla di Whatsappite, un’infiammazione ai tendini della mano dovuta al prolungato utilizzo di dispositivi per chattare, tra cui lo stesso WhatsApp.


Secondo l’autorevole periodico medico The Lancet, la Whatsappite è una vera e propria malattia che colpisce chi passa troppe ore a digitare sullo smartphone, causando problemi ai polsi che possono restare infiammati e doloranti anche a distanza di ore.
Questa nuova patologia moderna è stata diagnosticata per la prima volta a una ragazza spagnola di 34 anni, per la precisione una dottoressa al sesto mese di gravidanza, che il giorno di Natale si è presentata al pronto soccorso del suo stesso ospedale con i polsi doloranti dopo aver passato ben 6 ore a rispondere ai tanti messaggi di auguri su WhatsApp con un telefono cellulare del peso di 130 grammi. In questo caso, il peso associato al continuo e prolungato movimento dei pollici sulla tastiera touch dello smartphone ha sovraccaricato i polsi fino a causare una fastidiosa infiammazione nella regione dello stiloide radiale di entrambi i polsi.


E la cura? L’unico trattamento possibile consiste nella somministrazione di farmaci antinfiammatori e nell’astinenza totale e forzata da chat e smartphone. La dottoressa Ines Fernandez Guerrero, che si è occupata del sopraccitato caso dell’ospedale di Granada, ha anche affermato che il trattamento adottato ha però portato solo a un miglioramento parziale, anche perché la paziente non ha rispettato l’astinenza e ha nuovamente chattato il 31 dicembre.


Quanto detto finora non intende ovviamente creare allarmismo fra i tanti utenti che usano WhatsApp, poiché se da un lato è vero che la Whatsappite sembra destinata a diffondersi, non solo tra gli adulti ma anche tra i ragazzi e i bambini, a causa del crescente uso di strumenti tecnologici come smartphone e tablet, dall’altro è chiaro che il problema nasce solo nel momento in cui si fa un uso sregolato di WhatsApp e simili. Per evitare seri disturbi è quindi necessario usare certi strumenti con moderazione e ovviare qualche volta al problema di inviare i messaggi ricorrendo all’opzione del riconoscimento vocale.#EK

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