lunedì 3 febbraio 2014

Cosa fare in caso di shock anafilattico


In caso di shock anafilattico bisogna intervenire senza esitazioni.

Lo shock anafilattico rappresenta un evento da affrontare senza esitazioni, in modo da riuscire a mettere in atto quelle azioni fondamentali, per riuscire a salvare la vita di un individuo.

Di certo si dovrebbe ricorrere immediatamente ad un’assistenza medica competente, ma è opportuno anche conoscere le mosse per un primo soccorso anche in assenza di un medico.
Shock anafilattico: l’intervento di primo soccorso
Dopo aver dato l’allarme ai soccorsi sanitari, in attesa che essi abbiano un concreto riscontro, l’intervento di primo soccorso in caso di shock anafilattico comporta il ricorso all’adrenalina, che va somministrata per via endovenosa al paziente come vero e proprio farmaco salvavita.


Insieme all’adrenalina vengono somministrate delle soluzioni che hanno l’obiettivo di agire contro la vasodilatazione periferica, l’ipotensione e il versamento nei tessuti dei fluidi intravascolari.

Questi farmaci dovrebbero necessariamente fare parte dell’inventario nella valigetta del pronto soccorso.

Non sono da sottovalutare nemmeno particolari farmaci che vanno dati in base al livello di compromissione degli organi.
Tutto ciò è da fare rientrare fra le dieci regole d’oro del pronto intervento.
Shock anafilattico: interventi nei casi lievi e nei casi gravi
Nei casi di lieve shock anafilattico in genere basta il ricorso alla somministrazione di adrenalina insieme agli antistaminici.

Questi ultimi riescono a mettere in atto un’azione del tutto simile a quella svolta dai corticosteroidi, i quali riescono a contrastare l’attività dei mediatori vasoattivi riscontrabili nel caso dello shock anafilattico.

Ricordiamoci che ci può essere una correlazione tra punture di meduse e shock anafilattico.

Nelle situazioni più gravi bisogna intervenire cercando di mantenere libere le vie aeree, utilizzando l’ossigenoterapia o, se se ne presenta la necessità, anche degli appositi interventi chirurgici.
Shock anafilattico: la posizione che la vittima deve assumere
In caso di shock anafilattico la vittima dovrebbe assumere una posizione specifica, che può rivelarsi d’aiuto.

Si tratta di una posizione antishock, chiamata posizione di Trendelenburg, che riesce a favorire il ritorno venoso ad alcuni organi di importanza vitale, come il cuore e il cervello.

Il tutto avviene per un semplice effetto di gravità determinato dalla posizione supina con le gambe sollevate.

Possibilmente si dovrebbe fare in modo che la persona colpita da shock anafilattico venga posta tenendo la testa ad un livello inferiore rispetto alle ginocchia e al bacino.

Essenziali sono anche le rassicurazioni da rivolgere al paziente in attesa dell’arrivo dei soccorsi sanitari specifici.


Cosa fare in caso di shock anafilattico

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