sabato 8 ottobre 2016

Dislessia: un disturbo dell’apprendimento

La dislessia non è una malattia vera e propria ma un disturbo dell’apprendimento che rende la lettura lenta e scorretta. Si manifesta in genere nei bambini dopo i 7 anni di età; in Italia il 3% dei bambini in età scolare è affetto da dislessia.

Essere in grado di riconoscerla è importante per poterla trattare con le terapie specifiche volte a migliorare lo stile di vita del bambino.

Dislessia: di cosa si tratta

dislessiaLa dislessia è un disturbo su base neurobiologica, collegato a problemi sul funzionamento di alcune aree cerebrali destinate al processo di apprendimento.

Principalmente comporta difficoltà nella lettura che si manifesta con una difficoltà di decodifica del testo. Spesso il bambino dislessico ha bisogno di spiegazioni anche con un esempio concreto e sperimentale, non gli basta quindi solo ascoltare per riuscire completamente a capire.

La dislessia è dovuta a fattori:

  • genetici,
  • biologici,
  • ambientali.

Fa parte di un gruppo di disturbi sull’apprendimento chiamato DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) che coinvolgono la lettura, la scrittura ed il calcolo.

In particolare si parla di:

  • dislessia per disturbi legati alla lettura,
  • disortografia per disturbi legati all’ortografia,
  • disgrafia per disturbi legati nella difficoltà dell’attività motoria della scrittura,
  • discalculia per disturbi nel calcolo.

In base all’età del bambino, si possono rivelare con manifestazioni e con difficoltà diverse, a seconda che il bambino si trovi in età prescolare o in età scolare.

In generale, le problematiche possono coinvolgere la sfera sociale, la sfera psicologica e l’apprendimento.

In età prescolare si potrebbero riscontrare difficoltà di tipo:

  1. comunicativo/linguistiche,
  2. motorio/prassiche,
  3. uditive /visuo-spaziali.

Il bambino potrebbe quindi trovare difficoltà con la memoria e l’apprendimento, nel costruire frasi, nelle frasi con la rima e nel conoscere il significato di alcune parole. Potrebbe inoltre presentare difficoltà nelle attività manuali e nel disegno, nel costruire, nel ritagliare e nel ripetere.

In età scolare, invece, si potrebbero riscontrare problematiche:

  1. nello scrivere,
  2. nel leggere,
  3. con i numeri.

Il bambino potrebbe quindi trovare alcune difficoltà, come ad esempio, nella scrittura, nel riconoscimento delle singole lettere durante la lettura, nella comprensione delle parole, nel contare i numeri da 0 a 20, o anche difficoltà nell’organizzazione di alcune attività e nella sequenza.

Il bambino potrebbe sembrare a scuola svogliato e disattento.

E’ importante informare i genitori che questo disturbo è indipendente dalla volontà del bambino e dal suo impegno. Non bisogna quindi colpevolizzarlo ma, al contrario, aiutarlo facendolo seguire da personale medico specializzato, con percorsi terapeutici.

Dislessia: quando si manifesta

dislessia causeLa dislessia generalmente si manifesta nei bambini dopo i 7 anni anche se in alcuni casi particolari, è possibile riconoscerla già all’età di 4 o 5 anni.

Più precisamente l’ambiente scolastico fa emergere problematiche che sono già presenti nel bambino fin dai primi anni di vita.

Il bambino dislessico, infatti, generalmente ha già manifestato nei primi tre anni della propria vita alcune problematiche e difficoltà come ad esempio:

  • ritardo nel parlare (bambini che hanno iniziato a parlare intorno ai due anni),
  • difficoltà nella pronuncia delle parole,
  • difficoltà nella costruzione di frasi più complesse,
  • utilizzo di un numero limitato di parole.

Il fatto che la scuola faccia emergere questa problematica è comunque un fattore positivo, perché solo riconoscendo e ammettendo che il problema esiste è possibile intervenire con le dovute terapie per risolverlo al meglio.

Il passo più importante è proprio quello di essere in grado riconoscere che il bambino presenta questo disturbo.

Ecco perché è fondamentale che i genitori, in primis, siano informati di come si manifesta la dislessia, per poter essere in grado, se presente nel proprio bambino, di individuarla per poterla porre all’attenzione di medici esperti e specializzati.

Dislessia: la diagnosi

In base al parere degli esperti la diagnosi si può effettuare dal mese di gennaio dopo aver iniziato la seconda elementare.

Il medico effettua una diagnosi richiedendo una anamnesi ed esami neurologici e neuropsicologici, per capire se sono presenti disturbi specifici dell’apprendimento o disturbi atipici dell’apprendimento.

Una diagnosi tempestiva e il relativo riconoscimento della dislessia in tempi brevi, è un grande aiuto soprattutto per la vita scolastica del bambino, che al contrario, potrebbe essere caratterizzata da difficoltà nello svolgimento dei problemi, nella lettura o nella scrittura.

Dislessia: le terapie

dislessia terapieQuando si  parla di terapie per la dislessia non si parla di vere e proprie cure, perché, come detto, la dislessia non è una malattia.

Le terapie sono quindi basate su percorsi terapeutici diversi a seconda del caso specifico, alle caratteristiche e al grado di difficoltà riscontrato nel bambino.

In generale i percorsi seguiti sono di tipo logopedico e possono essere dedicati o esclusivamente a migliorare la lettura, o a ridurre i disturbi legati alla percezione, al movimento e meta-fonologici. Verranno inoltre fornite al bambino strategie per migliorare il proprio metodo di studio.

Potrebbero anche essere utili degli strumenti compensativi come PC o tablet, sempre però in parallelo ad un percorso di studio seguito da personale specializzato.

Dislessia: una nuova ricerca per la terapia

E’ in atto una nuova terapia in fase di sperimentazione svolta dai ricercatori di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con il Laboratorio di Stimolazione Cerebrale della Fondazione Santa Lucia.

Il trattamento prevede una stimolazione cerebrale non invasiva che ha come scopo il miglioramento della lettura in tempi molto brevi.

La procedura utilizzata, totalmente indolore, si è basata sulla tecnica di Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta che consiste nel passaggio di corrente a basso voltaggio, fornita da un apparecchio portatile che somministra corrente bassa e continua.

La sperimentazione ha avuto una durata di 6 settimane, con 18 incontri 3 volte alla settimana, della durata di 20 minuti ciascuno.

19  bambini tra i 10 e i 17 anni, che hanno partecipato alla sperimentazione, sono stai divisi in due gruppi.

Al primo gruppo è stato effettuato un trattamento attivo, con il dispositivo acceso, al secondo gruppo un trattamento placebo (con il dispositivo spento). I due gruppi hanno svolto le stesse attività che in genere vengono effettuate durante un trattamento di tipo logopedico, per migliorare la capacità di lettura.

Durante la sperimentazione, né i bambini né i ricercatori erano a conoscenza di quali fossero i bambini che appartenevano al gruppo attivo e al gruppo placebo.

Alla fine del trattamento nei bambini del gruppo attivo è stato riscontrato un miglioramento del 60% sulla velocità e sull’accuratezza in alcune prove di lettura. Risultato raggiunto in un arco di tempo molto breve rispetto ai trattamenti tradizionali.

I ricercatori hanno però sottolineato che questa nuova terapia non vuole sostituire le terapie tradizionali logopediche ma essere un aiuto da effettuare in parallelo a queste.

Fonte:

http://www.ospedalebambinogesu.it/dislessia-stimolazione-cerebrale-migliora-la-capacita-di-lettura#.V_iH5eCLTIU

http://www.aiditalia.org/it/la-dislessia/come-si-riconosce-la-dislessia



Fonte: https://www.idoctors.it/blog/dislessia/

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